I napoletani, il razzismo e la sindrome di accerchiamento

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Premessa numero 1.

Ho sempre rifiutato gli stereotipi riguardanti un popolo, tutti gli stereotipi, come quelli che vogliono i napoletani disonesti o piagnoni. Oggi non parlerò dei disonesti, ma della seconda categoria. Però, per quanto detto, i piagnoni di cui parlo in questo post non sono tutti i napoletani, ma solo la tifoseria azzurra (o quella parte di essa) che nella giornata appena trascorsa ha fatto di tutto per consolidare questo stereotipo.

Premessa numero 2.

Ero allo stadio, testimone oculare e uditivo di quanto è accaduto sugli spalti, cioè qualche coro di sfottò, “noi non siamo napoletani”, “leccesi albanesi”, (che poi quale dei due sia razzista lo faccio decidere a voi) e poi qualche urla da un settore all’altro e niente altro. Ma ci torneremo.

Ora veniamo al concreto. Noi, come tifoseria, siamo abituati a subire insulti o presunti tali dalle altre tifoserie, dal sempiterno terùn, ad africano ad albanese. Al primo solitamente si risponde con un tèrun cantato sugli spalti, il secondo, ahimè poco in voga ormai, diede vita al mitico striscione Afrika Sballata, che qualunque quarantenne ricorderà con nostalgia, mentre il coro “Albania Alè” è la risposta al terzo, vano, tentativo di offenderci.

I napoletani no (sempre la tifoseria, sia chiaro), campano di rendita su uno striscione contro i veronesi, la loro ironia finisce lì, la loro autoironia non è mai iniziata. Anzi, soffrono della sindrome di accerchiamento. Qualunque coro cantato dai napoletani è solo sfottò, simpatia, anche quando gridano agli altri “merde” sono simpatici, invece qualunque coro che colpisca loro è razzismo.

Insomma, c’è il rovescio della medaglia, lo stereotipo che vede tutti i napoletani solari e simpatici, sempre. Per capirci quando accoltellano i tifosi avversari lo fanno simpaticamente, quando buttano le bombe pure, ci stiamo sganasciando dalle risate.

Per fortuna a Lecce non è accaduto nulla di questo domenica (e non ho memoria di accoltellamenti negli ultimi trent’anni) . È accaduto solo che… ecco, che è accaduto? Stando a quanto è riportato da www.iotifonapoli.it  (no, non cliccate il link, non serve) sarebbe accaduto il finimondo: cori razzisti contro le povere educande napoletane presenti nel settore ospiti, conditi da lancio di oggetti e, probabilmente, questo l’articolo non lo dice ma è ben sottointeso, bombe a mano, missili terra aria e siluri fotonici.

Peccato che, come detto, sia tutto falso, tutto inventato. Ci sono stati da parte della Nord solo un paio di cori di risposta alle provocazioni dei napoletani, fondamentalmente cose tra ultras. Però il fatto che sia tutto inventato non ha impedito ad una parte consistente della tifoseria napoletana di chiamare razzisti “quegli albanesi dei leccesi”. Il tutto è condito da un moto di indignazione verso la tifoseria giallorossa e in genere verso tutte le tifoserie del Sud che invece di accoglierli a braccia aperte e lasciarsci allegramente sfanculare (passatemi il termine) risponde per le rime. Un pianto greco su come vengano trattati i poveri tifosi napoletani nel Sud Italia.

Cosa dire, gli stereotipi sono duri a morire, però qualche volta bisogna pure fare in modo scrollarseli di dosso.

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